Segreti di Caffè

Caffè espresso napoletano: arte, cultura e tradizione

caffè espresso napoletano

L'arte, la cultura, la tradizione: tre concetti fortemente legati al tipico caffè espresso napoletano. La storia che Caffè Borbone racconta oggi ha inizio nel 2019, quando, a distanza di un mese, alla commissione nazionale dell'Unesco sono state presentate due candidature che, a una prima analisi, potrebbero sembrare molto simili tra loro, ma che nascondo differenze di sostanza estremamente significative: il «rito del caffè espresso italiano tradizionale», patrocinata dal consorzio trevigiano di tutela e la «cultura del caffè espresso napoletano», promossa dalla Regione Campania. La prima candidatura si soffermava sull'importanza del consumo del caffè come rito quotidiano, la seconda, invece, canalizzava l'attenzione sulle torrefazioni centenarie, sui locali storici e le peculiari abitudini sociali tipiche della città di Napoli.

Non riuscendo a sceglierne uno solo, il ministero delle Politiche Agricole, ha deciso di presentare entrambi i dossier alla commissione interministeriale, la quale ha rimandato il discorso, sperando che si possa trovare un giusto punto di incontro tra le due candidature e una successiva unione di queste.
La sfida è di sicuro molto interessante, e accende i riflettori su due modi di intendere il caffè: da una parte c'è il rito quotidiano, quello che accompagna tutti gli italiani almeno una volta al giorno, dall'altra invece la cultura del caffè, la sua importanza sociale, l'insieme di usanze legate alla bevanda che non è limitato al gesto di "prendere un caffè" ma spiega e declina il tessuto culturale di un popolo.

Il caffè espresso a Napoli


Certo, in Italia il caffè è irrinunciabile: che sia colazione, a pranzo, in alcuni casi anche a cena, o per una semplice pausa, l'espresso accompagna la giornata della stragrande maggioranza degli italiani. A Napoli, però, il caffè va oltre il suo senso stretto e diventa strumento di espressione sociale, oggetto carico di svariati significati, di storia, di cultura e di arte. Gli esempi sono vari: dal caffè sospeso, cioè regalato a un estraneo che non può permetterselo, a quello della consolazione, che consiste nell'uso da parte di vicini e parenti di regalare i grani tostati per consolare dal dolore di una perdita. Gesti identitari forti, anzi fortissimi, che hanno contaminato e contaminano anche differenti espressioni artistiche come, ad esempio, il teatro dei fratelli De Filippo o i film di Totò o Sophia Loren.

La questione, in sé per sé, non va quindi etichettata come "divisiva", ma, semplicemente, bisogna analizzarla dal punto di vista delle caratteristiche richieste dall'Unesco. Se nel resto del Paese le usanze costruite intorno al caffè sono tante e varie, in Campania il gesto è il medesimo e rappresenta una pratica antica, legata a socialità e convivialità. Insomma, qualora l'Unesco basi le sue scelte sull'aspetto antropologico legato al culto del caffè e alla convivialità che da esso deriva (non è difficile trovare similitudini su quanto è stato deciso in merito a "l'arte del pizzaiuolo napoletano", riconosciuta dall'Unesco nel 2017), allora non sarebbe una sorpresa se la candidatura della Regione Campania risultasse la più pertinente.

In attesa di ulteriori sviluppi della vicenda, non ci resta che sorseggiare un'altra tazza di Caffè Borbone, scegli la miscela più adatta a te!