Dietro i piccoli gesti e le abitudini quotidiane molto spesso c'è una grande storia, una cronaca vera e autentica che frequentemente è trascurata dalla maggior parte degli individui. Per questo motivo, oggi, Caffè Borbone vuole raccontarti una storia che appartiene a una delle principali consuetudini di noi italiani, cioè la storia del caffè espresso.
Se, infatti, prendere il caffè in tazzina è parte integrante della giornata di tantissime persone nel nostro paese, quanti ne conoscono l'origine e l'evoluzione? Se anche tu hai, finora, ignorato l'argomento non preoccuparti: cercheremo di colmare la tua lacuna nel migliore dei modi.
Partiamo da un assioma fondamentale: l'espresso è un'invenzione tecnologica e sociale, con i meriti di aver non solo rivoluzionato gli strumenti di preparazione del caffè ma anche di aver trasformato gli ambienti in cui era possibile consumarlo.
Le radici dell'espresso affondano nella città di Torino, l'allora capitale dell'Italia, quando, il 16 maggio 1884, Angelo Moriondo, imprenditore e inventore, pensò e brevettò la prima macchina per produrre il caffè istantaneo. La macchina fu effettivamente realizzata il 20 novembre 1884 (implementando il brevetto) e l'invenzione fu infine coperta da brevetto internazionale il 23 ottobre 1885. L'idea venne riflettendo sulle esigenze dei clienti del suo "American Bar", nella Galleria Nazionale di via Roma. Il Moriondo non sfruttò mai appieno la sua invenzione, non la rese industriale, si limitò alla produzione artigianale delle macchine e al loro utilizzo nei suoi locali. La macchina per il caffè istantaneo può considerarsi un'antenata di quella per il caffè espresso. Le due macchine, infatti, presentano delle differenze significative: esse differiscono sia per caratteristiche tecniche sia per la qualità del prodotto finale.
La macchina per il caffè espresso fu, in effetti, inventata e brevettata solo qualche anno dopo, nel 1901, questa volta da un milanese: Luigi Bezzera. Lo stesso brevetto fu poi acquistato da Desiderio Pavoni, quindi dalla ditta "La Pavoni", nel 1902, dando inizio alla prima produzione di serie, a Milano.
Uno dei passaggi più importanti nell'evoluzione della macchina del caffè espresso si ha nel 1938 quando Achille Gaggia, barista, anch'egli di Milano, supera definitivamente l'utilizzo del vapore (finora adottato), introducendo l'uso dell'acqua ad alta temperatura, spinta verso la polvere di caffè attraverso pistoni.
Ha origine, quindi, la prima macchina del caffè espresso a pistoni: nasce finalmente il gusto del caffè che noi tutti conosciamo.
A dirla tutta la storia è ben più complessa e per comprenderla completamente bisogna introdurre un nuovo personaggio, Antonio Cremonese, titolare di un bar a Milano, che, parallelamente al Gaggia, portava avanti ricerche in merito. L'incontro tra i due è storia per la macchina del caffè. Entrambi sapevano che il caffè possedeva un potenziale sia di mercato che qualitativo ancora inespresso e, tenendosi in contatto e condividendo le loro ricerche, sono riusciti, entrambi, a rivoluzionare il mondo della famosa bevanda. Antonio Cremonese ha più di un merito: anzitutto, ha utilizzato per la prima volta in un brevetto il termine "espresso" per descrivere il prodotto della sua macchina, era il 1936; in secondo luogo, è lui il primo ad abbandonare la tecnica a vapore. Il Cremonese morì prematuramente nello stesso anno e Achille Gaggia acquistò il brevetto dalla moglie, ormai vedova.
Il Gaggia da quel momento in poi ha migliorato l'invenzione dell'amico e ha reso possibile la produzione in serie della macchina. Nel 1938, anno di cui già si è parlato in precedenza, Achille migliora la caffettiera con il "sistema lampo" e riesce a ottimizzare l'estrazione del caffè.
Insomma, il nostro racconto parte nel 1884 e si ferma nel 1938 (e potrebbe ancora continuare), coinvolge tante persone diverse, inventori, imprese, viaggia da Torino a Milano, è fatta di amicizie e amore per il caffè. Dietro un attimo, un momento che pare scorrere via subito, dietro l'espresso, c'è una storia lunga che va assolutamente rivelata.
Se, infatti, prendere il caffè in tazzina è parte integrante della giornata di tantissime persone nel nostro paese, quanti ne conoscono l'origine e l'evoluzione? Se anche tu hai, finora, ignorato l'argomento non preoccuparti: cercheremo di colmare la tua lacuna nel migliore dei modi.
Conosci la storia del caffè espresso?
Partiamo da un assioma fondamentale: l'espresso è un'invenzione tecnologica e sociale, con i meriti di aver non solo rivoluzionato gli strumenti di preparazione del caffè ma anche di aver trasformato gli ambienti in cui era possibile consumarlo.
Le radici dell'espresso affondano nella città di Torino, l'allora capitale dell'Italia, quando, il 16 maggio 1884, Angelo Moriondo, imprenditore e inventore, pensò e brevettò la prima macchina per produrre il caffè istantaneo. La macchina fu effettivamente realizzata il 20 novembre 1884 (implementando il brevetto) e l'invenzione fu infine coperta da brevetto internazionale il 23 ottobre 1885. L'idea venne riflettendo sulle esigenze dei clienti del suo "American Bar", nella Galleria Nazionale di via Roma. Il Moriondo non sfruttò mai appieno la sua invenzione, non la rese industriale, si limitò alla produzione artigianale delle macchine e al loro utilizzo nei suoi locali. La macchina per il caffè istantaneo può considerarsi un'antenata di quella per il caffè espresso. Le due macchine, infatti, presentano delle differenze significative: esse differiscono sia per caratteristiche tecniche sia per la qualità del prodotto finale.
La macchina per il caffè espresso fu, in effetti, inventata e brevettata solo qualche anno dopo, nel 1901, questa volta da un milanese: Luigi Bezzera. Lo stesso brevetto fu poi acquistato da Desiderio Pavoni, quindi dalla ditta "La Pavoni", nel 1902, dando inizio alla prima produzione di serie, a Milano.
Uno dei passaggi più importanti nell'evoluzione della macchina del caffè espresso si ha nel 1938 quando Achille Gaggia, barista, anch'egli di Milano, supera definitivamente l'utilizzo del vapore (finora adottato), introducendo l'uso dell'acqua ad alta temperatura, spinta verso la polvere di caffè attraverso pistoni.
Ha origine, quindi, la prima macchina del caffè espresso a pistoni: nasce finalmente il gusto del caffè che noi tutti conosciamo.
Ma non è tutto...
A dirla tutta la storia è ben più complessa e per comprenderla completamente bisogna introdurre un nuovo personaggio, Antonio Cremonese, titolare di un bar a Milano, che, parallelamente al Gaggia, portava avanti ricerche in merito. L'incontro tra i due è storia per la macchina del caffè. Entrambi sapevano che il caffè possedeva un potenziale sia di mercato che qualitativo ancora inespresso e, tenendosi in contatto e condividendo le loro ricerche, sono riusciti, entrambi, a rivoluzionare il mondo della famosa bevanda. Antonio Cremonese ha più di un merito: anzitutto, ha utilizzato per la prima volta in un brevetto il termine "espresso" per descrivere il prodotto della sua macchina, era il 1936; in secondo luogo, è lui il primo ad abbandonare la tecnica a vapore. Il Cremonese morì prematuramente nello stesso anno e Achille Gaggia acquistò il brevetto dalla moglie, ormai vedova.
Il Gaggia da quel momento in poi ha migliorato l'invenzione dell'amico e ha reso possibile la produzione in serie della macchina. Nel 1938, anno di cui già si è parlato in precedenza, Achille migliora la caffettiera con il "sistema lampo" e riesce a ottimizzare l'estrazione del caffè.
Insomma, il nostro racconto parte nel 1884 e si ferma nel 1938 (e potrebbe ancora continuare), coinvolge tante persone diverse, inventori, imprese, viaggia da Torino a Milano, è fatta di amicizie e amore per il caffè. Dietro un attimo, un momento che pare scorrere via subito, dietro l'espresso, c'è una storia lunga che va assolutamente rivelata.